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Lui & Lei

Sex on the beach...


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
17.02.2023    |    3.045    |    5 8.0
""Amporn" la pescatrice; il mio palloncino rosso..."
SPANKERS - Sex on the beach

https://www.youtube.com/watch?v=s4H-EYdXLtI


Hat Chaweng, è come una perfetta scriminatura in una testa ben pettinata. Divide il centro della cittadina in due parti grossolanamente simmetriche.
A sinistra, verso il mare, i resort, le guest house, gli alberghetti delle famigliole anglosassoni, con i bambini dai capelli color pannocchia e le madri dalla pelle rosso mattone. A destra, verso l'interno, contenuto da un canale, il quartiere dei gogò bar, delle saune, delle sale massaggio, popolato dalle 23 in poi, da un'umanità ambigua, da centinaia di giovanissime troiette, da katoey molto femminili, da relitti di uomini e donne provenienti da tutto il mondo strafatti di alcool e kat.

Io mi dirigevo sempre a destra, a piedi o in motorino, occhieggiando le possibili occasioni di incontro nei tanti locali che punteggiano la via principale, irrimediabilmente attratto da quella schiuma, la vera feccia umana, quella più convinta, più disperata, quella che trovavo solo nel ventre della bestia in quella sua protuberanza, come una grossa cisti, maleodorante, molliccia e sguaiata, che si connetteva ad U alla via principale.

E' sera, prima di entrare nel quartiere prendo un lungo respiro, il mare mi rimanda l'appiccicoso odore di salsedine che qui, in questo ventre putrido come in una grotta chiusa e umida, diventa tanfo di corpi, di sudore, di vomito, di piscio, di sesso e di desideri perversi e di giorno inconfessabili.
Piccoli locali con le loro luccicanti luci ed insegne colorate, sono addossati l'uno all'altro Sale da biliardo, i bordelli dei gay e dei trans, per finire poi in piccolo slargo e in uno spazio appena rialzato dove troneggiano il Moobar e il Mango Rock Cafè.

Da quando sono qui, mangio poco e bevo molto. Già quasi stordito dagli alcolici, salgo lentamente la scala esterna che dalla strada raggiunge i mie due locali preferiti. Sui gradini ed appoggiate alla balaustra di legno, cento mani di ragazze mi toccano e frugano, attraverso la stoffa leggera dei miei pantaloni bianchi, Una cicciona quasi del tutto sdentata mi si para davanti e si strofina oscenamente contro il mio cazzo, mentre la sua amica, mima tra le risa delle ragazze, un lento pompino roteando la lingua con due dita infilate nella bocca spalancata.

Gli occidentali sono sbattuti da un angolo ad un altro, come fuscelli nella battigia. In quella calca intravedo il mio amico del posto dal nome impronunciabile che ho ribattezzato "Venerdì", appena arrivato su quest'isola. Insieme a cinque sui amici cominciamo a succhiare con delle cannucce da un grosso secchiello coca e rum con qualche chilo di ghiaccio. Poi comincio un lunghissimo pomicio con una ragazza molto carina che si è seduta nel frattempo sulle mie gambe.

Trangugiamo rum e poi ce lo passiamo da bocca a bocca mentre le palpeggio i piccoli seni dai capezzoli duri come chiodi e le infilo due dita nella fica stretta che si contrae al ritmo della musica. L'atmosfera si fa rovente, i vestiti mi si appiccicano addosso.

Giro lo sguardo tutt'intorno, dal Green Mango partono sciabolate di luce stroboscopica, e mentre i mega amplificatori sparano musica a palla, decine di ragazze in short e minigonne colorate ballano sui cubi. Quando attacca "Sex on the beach" un fremito animale percorre tutto il piazzale, le girls si scatenano, in trance completa, mimando sfacciatamente l'atto sessuale. All'angolo due uomini si baciano in bocca, con trasporto. Da ogni parte della piazza partono con ritmo isterico i flash di decine di macchine fotografiche che vogliono immortalare il momento.

Se non trovo la troietta da trascinare nella mia tana, alle due del mattino, quando il caravanserraglio chiude, sciabordo fino all'ultima ridotta, il "Solo bar".
Qui ci raduniamo come cavalli azzoppati sulla pista al centro del locale, insieme ai travestiti in libera uscita dallo Star, locale gay sempre sovraffollato, famoso per gli spettacolini dove si fa largo uso di falli e vibratori di tutte le forme e dimensioni.

E' al "Solo bar" che il ventre della bestia secerne il suo umore più mefitico e violento quello che ti si appiccica e ti avvolge soffocandoti. Ragazze impasticcate ti si offrono per quattro soldi e al minimo rifiuto ti riempiono di insulti di sputi, calci, cercando di picchiarti e graffiarti. Risse a colpi di bottiglia tra tossici, gente malata, questuanti con le loro oscene mutilazioni in vista, tutto il male e la sofferenza del mondo si da appuntamento lì.

Così, tutte le sere, da dieci giorni, trascino la mia vacanza.

***

Sono a letto, malato, la mente vorrebbe ancora abbeverarsi di nottate estreme, ma il corpo, molto più saggio, si ribella. Mi fanno compagnia febbre e diarrea.
Eppure rimuginavo nel delirio febbrile, il sottile filo del destino mi aveva portato sino a qui, in questa piovosa isola, con altre intenzioni, ma io quel destino l'avevo malamente ignorato e spezzato.

Tutto era successo all'imbarco, una misteriosa ragazza continuava a guardarmi, e a sorridere, senza distogliere i suoi occhi dai miei.
Questo gioco è durato per tutto il tempo della traversata, senza che io prendessi l'iniziativa. Volevo capire cosa ci fosse dietro quel sorriso, e perchè si interessasse proprio a me. Troppo tardi capii che dietro non c'era nulla che potesse nuocermi, questo sorriso nascondeva solo..., un sorriso.

La sua genuinità mi aveva abbagliato.
Riuscii malamente a dirle poche e goffe parole in un inglese stentato, in mezzo ai chiassosi turisti affaccendati a raccogliere valige e zaini per precipitarsi sul molo di sbarco.
La vidi sparire nel caotico traffico del porto, tra carretti di pescatori e venditori di mango e papaia, senza avere la forza di fermarla. Si girò verso di me un'ultima volta, lunghi lisci capelli neri che scendevano sulle spalle, e poi sparì dalla mia vista.

Così rimasi sull'isola per cercarla in lungo e in largo, anche nel ventre della bestia.
Chissà, forse quell'incontro è stato solo un bel sogno, ma è servito.

Pochi giorni a letto mi rimettono in sesto, non sento più il desiderio di eccessi. La malattia ha prodotto gli anticorpi giusti, il mio sguardo è diverso.
Le mie notti diventano leggere come quei palloncini colorati che i bambini liberano, per buon auspicio,durante la festa delle acque nel Songkran.

Per me, d'altronde, ogni palloncino è un ricordo nel vasto e stellato cielo tropicale.
"Nanà" la massaggiatrice, è il mio palloncino giallo.
Mi chiamava da lontano, sulla Beach Road, mentre passavo in motorino: "Ciao Beloo"... Quanto mi faceva piacere il suono della mia lingua storpiato dalla sua pronuncia! Abbiamo riso tanto insieme, nella sua massage room; mi spalmava d'olio come una sardina, io le restituivo pan per focaccia, poi si rimaneva per ore nudi tutti impiastricciati, a scopare e a farci le coccole.

"Amporn" la pescatrice; il mio palloncino rosso.
Mi ha ospitato nella sua sgangherata capanna di lamiera, di fianco all'Oceano, era una selvaggia, sempre mezza nuda. Pelle scura, capelli crespi, naso schiacciato come gli indigeni malesi. Il cazzo non le bastava mai. Gli piacevano gli uomini bianchi con un po' di pancia.

"Kop", la mezzosangue cinese; il mio prezioso palloncino celeste.
Una farfalla notturna.
Piccola e morbida, dopo il sesso mi fotografava l'uccello e spediva mms alle sue amiche, mi diceva, ridendo..., per lasciarle stupite.
I vicini si lamentavano sempre di noi per il casino che facevamo.
Allora uscivamo in moto percorrendo la litoranea, giocando con le pozze dell'acqua sul ciglio strada, postumi del consueto temporale tropicale. Ci si fermava a mangiare riso e gamberetti, in povere baracche per tiratardi, ai margini della foresta.
Oppure, semplicemente, attendevamo l'alba, seduti in moto, in una piazzola di sosta sul promontorio più bello dell'isola, mentre l'orizzonte cominciava ad emergere dal buio.
Io e Lei, in fondo così simili, così soli.
Lei si stringeva a me, un po' infreddolita, dolcemente, in silenzio.

Palloncini colorati...,
li guardo salire in alto, felice e stupito come un bambino,
avendo ormai imparato da tempo la prima e ultima lezione della vita:
... quello che non puoi tenere lascialo andare.


Nemesi
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